Descrizione

Il Caccetta

Giovanni Battista Caccia detto "Il Caccetta" , nato il 22 luglio 1571 forse nel castello di Vario, sposò nel 1597 Antonia Tornielli, che uccise offrendole dolci avvelenati: Ebbe un figlio, di cui non si ha memoria. Il Caccetta spadroneggiò nel clima della denominazione spagnola, fu un personaggio tirannico, spietato e temuto da tutti.
A molti ricorda la figura di Don Rodrigo, descritta dal Manzoni ne "I promessi sposi", ma la sua vera storia è testimoniata dal voluminoso stampato, esistente nell'archivio parrocchiale di Suno. Negli atti del processo egli viene descritto come un "ribaldo" che teneva con sé una masnada di "birboni" assoldati tra i più facinorosi e conduceva una vita sfrenata e capricciosa. Di giorno e di notte con i suoi "bravi" armati incuteva terrore ovunque, saccheggiando, uccidendo e compiendo feroci violenze sulle donne di cui si era invaghito.
Il Caccetta si recò a vivere nella rocca di Briona almeno a partire dal 1598 e la trasformò in un centro di attività politiche e militari antispagnole. Il nobile, per affermare le proprie idee, usò metodi terroristici nei confronti delle popolazioni che non intendevano assecondare i suoi interessi filofrancesi.
Tra il 1600 e il 1602 allestì, nei sotterranei della rocca, una zecca clandestina; le monete coniate servivano per finanziare le attività antispagnole e congiurò e corruppe contro Filippo III (Re di Spagna), per sottomettere la Lombardia al Re di Francia.
Fu nemico giurato dei preti e dei frati che perseguitò, maltrattò e uccise. Fece uccidere il Canonico Serafino Conti di Novara che si opponeva al suo progetto di matrimonio con la nobildonna novarese Margherita Casata. Per i suoi crimini fu bandito da Briona e costretto a ritirarsi a Gattinara, dove perpetrò altri delitti e continuò ad ostentare il suo atteggiamento filofrancese. Fu catturato e imprigionato il 4 ottobre 1602.
Il processo contro il Caccia proseguì per diversi anni. L'istruttoria iniziò subito e si svolse in luoghi diversi, soprattutto a Novara, Vercelli, Briona e Milano.
Sebbene fosse imputato di numerosi omicidi ma non di delitti politici, la sua fama di francofilo, tendenza che ostentava anche in pubblico, fu da sola sufficiente per meritargli il patibolo. Gli spagnoli infatti lo condannarono come pericoloso cospiratore. Gli ultimo interrogatori si riferiscono alla fine del 1608. La pena capitale a cui fu condannato (tramite decapitazione, riservata ai nobili), fu eseguita il 19 settembre 1609, a Milano, sul Corso di Porta Tosa. Il corpo fu portato a Novara e sepolto nella chiesa di San Giovanni Decollato.

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